Roccadarce, stando ai ritrovamenti archeologici, fu abitata fin da tempi preistorici.
Comunità primitive scelsero questo luogo perché garantiva sicurezza, essendo situato al margine di un’ ampia vallata ricca di acque, in posizione ideale per le comunicazioni con le altre tribù sparse nel territorio compreso tra le valli del Liri e del Sacco.
IL PERIODO PRE-ROMANO
Il luogo su cui sorge Roccadarce occupa una posizione strategica invadibile.
Fin dal periodo pre-romano sulla cima dello scoglio montuoso venne costruita una fortezza, una postazione fortificata, protetta da potenti blocchi megalitici, di cui rimane ancora traccia.
Tra le popolazioni antiche che per questi motivi scelsero tale sito, abbiamo i Volsci, che qui organizzarono una comunità posta a difesa della Valle del Liri, difendendosi dalle altre popolazioni italiche che via via iniziavano a trovare stabile dimora in un periodo di difficile convivenza in cui era necessario ricercare postazioni facilmente difendibili.
Sul sito di Roccadarce si è voluta riconoscere l’Arx Fregellana, roccaforte volsca contesa fra Sanniti e Romani a partire dalla metà del IV secolo a.C., poi abbandonata, cui si sostituì nel 328 a.C. una nuova fondazione coloniale che conservò il nome di Fregellae: per essa i Romani, secondo una prassi applicata anche altrove, scelsero una località diversa, su un altopiano in prossimità dell’attuale Ceprano dove potevano facilmente svilupparsi le attività agricole e commerciali; infatti il fiume Liri costituiva una importante via di comunicazione che permetteva di raggiungere il mare, e di qui, le fiorenti città della Magna Grecia.
Dell’antica Fregellae volsca rimangono i resti che si possono vedere a pochi metri al di sotto del cimitero di Roccadarce. Tali blocchi megalitici costituiscono il residuo di una fortificazione costruita nella seconda maniera della opera poligonale ed è tutto quello che resta della città volsca trovatasi, in un momento della storia, tra due potenze, quella di Roma e quella sannitica, impegnate in una guerra lunga e sanguinosa, ragione per la quale la Rocca richiedeva una adeguata fortificazione a chiunque avesse avuto interesse al controllo del territorio.
IL PERIODO ROMANO
Con la conquista romana, Roccadarce perse ogni importanza strategica, dato che Roma aveva il potere assoluto su tutto il territorio in suo possesso, non permettendo ad alcun altro di mettere in secondo piano la sua potenza e accentrando intorno a sé il monopolio della vita politica, militare e culturale; tutto ciò è confermato dai dati archeologici emersi da recenti scavi, effettuati nelle immediate vicinanze dei resti di mura, che sembrano indicare che tale sito fu frequentato sicuramente in età arcaica così come in epoca romana repubblicana mentre non c’è traccia per il periodo romano imperiale.
L’ALTO MEDIOEVO
La potenza romana venne travolta dalla incontenibile pressione delle popolazioni barbariche che invasero le province dell’Impero determinando il frazionamento politico degli antichi territori soggetti all’autorità di Roma, il tutto portò allo scontro in Italia come nel Basso Lazio di popolazioni nord-europee con sete di conquista, quali Gotici, Bizantini e Longobardi.
Il toponimo Arcis venne citato per la prima volta nella Ravennatis Anonymi Cosmographia nella seconda metà del VII sec. d.C., mentre lo storico Paolo Diacono ricordò il fatto di come la stessa Arcis fu presa dal duca longobardo Gisulfo insieme a Sora e ad Arpino spostando il confine tra il Ducato romano (poi Stato Pontificio) e i domini longobardi (poi Regno delle Due Sicilie) al fiume Liri.
Qualche storico ha attribuito a Roccadarce un ruolo fondamentale ai tempi dell’invasione gotica, quando la fortezza sarebbe stata assediata per molti mesi da Narsete. Il generale avrebbe distrutto proprio qui la strenua resistenza degli ultimi irriducibili avversari di Bisanzio, ponendo fine alla sanguinosa guerra gotica e riconducendo l’Italia sotto il dominio dell’Impero Romano d’Oriente, il fatto sarebbe accaduto nel 555 d.C; purtroppo questa versione dei fatti, non è confermata dalle fonti storiche.
IL MEDIOEVO
Dopo la conquista Normanna dell’Italia meridionale, Roccadarce riprese di nuovo il suo effettivo ruolo strategico di primaria importanza, la Rocca divenne la fortezza più contesa del Meridione, non solo per la conformazione fisica del luogo, ma anche perché disposta, come già nel mondo antico, in una zona di confine. Anticamente si erano scontrati sanniti e romani, impegnati a garantirsi il controllo del fiume Liri per ottenere la supremazia, in questo periodo si scontrarono i Normanni e lo Stato della Chiesa: i pontefici vedevano come una minaccia la formazione di un regno unitario nell’Italia meridionale, cercando di contrastare tale impresa; per queste ragioni Roccadarce, prese nuovamente la funzione di importante fortezza militare.
La straordinaria capacità difensiva della Rocca si deve alla particolare conformazione del luogo fortificato, situato sulla cima di uno scoglio roccioso, così come sono da considerare anche le opere di difesa che congiungevano le strutture del castello con il sottostante centro abitato e più a valle con gli altri nuclei fortificati; per espugnare la fortezza, occorreva superare tutte le difese predisposte lungo il lato accessibile al castello e poi si dovevano scalare i tre ordini di mura situati in posizione assai ripida.
Torri di esplorazione e di avvistamento, sparse nel territorio, fuori dell’abitato, completavano la sua organizzazione difensiva, tutto ciò ne determinò la grande importanza storica per un lungo periodo, risultando essere la fortezza più importante in un’ epoca di lotte violente ed a volte decisive per il destino di intere regioni della penisola italiana.
Il castello fu motivo di aspra e sanguinosa contesa per lungo tempo.
Se ne impadronì dapprima il normanno Riccardo conte di Caserta (1038), successivamente quando poi Ruggero II d’Altavilla si fece incoronare re di Sicilia, riunendo sotto la sua corona l’Italia meridionale, fece di Roccadarce la prima fortezza ai confini del nuovo regno.
La discesa in Italia dell’imperatore di Germania Lotario III costrinse il re Ruggero a trovare rifugio in Sicilia; Lotario diede nuovo assetto al regno, rafforzò il potere del monastero di Montecassino concedendogli numerosi castelli, tra i quali Roccadarce.
Al ritorno dell’imperatore in Germania, Ruggero poté rientrare in possesso del regno, ristabilì lo stato precedente l’invasione di Lotario, ritornò in possesso di Roccadarce, ai confini dello Stato Pontificio, fortezza indispensabile alla difesa del regno, specialmente in quel momento di forte contrasto con il papa; infatti per ben due volte il pontefice Innocenzo II invase il regno, occupando Roccadarce che ogni volta, però, gli venne tolta da re Ruggero.
Dopo aver espugnato il castello per la seconda volta, il re volle personalmente visitare la fortezza e rendersi conto delle sue capacità difensive.
Successivamente fu conquistata, in seguito a numerosi e sanguinosi tentativi, dall’avventuriero Matteo Borrello (1154), divenendo rifugio dei baroni ribelli all’imperatore, fino a quando ci fu la repressione della rivolta e il ritorno alla normalità.
La Rocca venne di nuovo assalita e conquistata da Tancredi, desideroso di impadronirsi del regno, contrastando Enrico VI, legittimo imperatore di Germania, che impegnato a fronteggiare una situazione pericolosa e difficile proprio in Germania, aveva lasciato campo aperto a Tancredi che era riuscito a occupare i punti chiave del regno.
Quando Enrico VI poté finalmente scendere in Italia, assediò il castello che cadde solo dopo una strenua resistenza nel 1191; tale avvenimento fu molto evidenziato dalle cronache del tempo, in quanto tale conquista ebbe l’effetto psicologico di indebolire la resistenza di altre città e castelli, rendendo possibile al re Enrico la presa di Napoli.
La fortezza, in seguito a tale conquista, venne ristrutturata e riorganizzata, ospitando anche una parte degli ostaggi catturati durante l’impresa che consentì ad Enrico VI di cingere la corona reale.
La vita al suo interno rimaneva sempre attivissima, vedendo Roccadarce sempre protagonista negli avvenimenti del regno, essendo al tempo stesso un solido baluardo di difesa e una sicura prigione per i ribelli.
FEDERICO II (STUPOR MUNDI)
Le antiche cronache parlano del lungo periodo in cui il castello fu governato dal conte Diopoldo, in un momento in cui il regno attraversava un momento difficile ed incerto; lo stesso castellano si rese responsabile di soprusi e scorrerie, ma al tempo stesso appoggiò la legittima ascesa al trono del piccolo Federico II, creando un vasto Stato, con centro operativo proprio il castello di Roccadarce, all’interno del regno.
Intanto Federico II, raggiunta la maggiore età, poté governare con autorità, iniziando la politica di affermazione della casa di Svevia in Italia, con la dichiarata ostilità dei pontefici che vedevano nel disegno del sovrano una minaccia di accerchiamento dello Stato della Chiesa.
Una data memorabile per Roccadarce fu l’anno 1229, quando Papa Gregorio IX inviò un potente esercito per conquistare il castello, impresa che si rivelò vana vista la resistenza dei difensori.
L’anno seguente, ovvero il 1230, l’imperatore Enrico VI visitò il castello, dimorandovi i primi cinque giorni di agosto, accertandosi delle reali potenzialità difensive della fortezza.
Un’ altra illustre presenza fu quella dell’imperatore Federico II che dimorò a Roccadarce nel 1240 e nel 1241, quando prese decisioni dirette a rafforzare la linea di confine del regno lungo il fiume Liri.
Con la morte dello stesso Federico II (1250) si aprì un periodo di aspro confronto politico, e in seguito militare, che si concluderà con la fine della dinastia sveva in Italia.
Questo è un momento di grande importanza per il castello di Roccadarce che fu protagonista di conflitti la cui conclusione determinò la conquista angioina del regno di Napoli.
RE MANFREDI
Il successore di Federico II fu Manfredi, suo figlio naturale, proclamatosi re in contrapposizione al legittimo erede, Corrado IV di Svevia, imperatore di Germania.
Federico II ebbe Manfredi dal rapporto con Bianca Lancia, di nobile famiglia originaria del Piemonte, le cui ramificazioni possono risultare estremamente importanti, se ricostruite accuratamente, per la comprensione delle vicende storiche di Roccadarce; in Manfredi sorse il primo pensiero di una Italia libera ed indipendente, sia dal potere temporale del Papa e sia dal dispotismo dell’Impero Germanico, creandosi per tali ragioni forti attriti con vari pontefici che cercarono di spodestarlo, senza però riuscire nell’impresa, vista l’irriducibile resistenza del castello di Roccadarce, vera chiave del regno. Papa Clemente IV, volle insistere nell’iniziativa, invitando in Italia Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia, offrendogli la corona di re di Napoli, che si diresse verso Roccadarce, i quali difensori questa volta si spaventarono e si arresero pur di aver salva la vita. La caduta della fortezza aprì a Carlo d’Angiò la via per il regno, che conquistò definitivamente vincendo Manfredi nella battaglia di Benevento (26 febbraio 1266); durante questo scontro decisivo lo stesso Manfredi lasciò la vita sul campo di battaglia.
La presa del castello venne presentata da molti cronisti come un fatto straordinario e prodigioso, vista la quasi inespugnabilità della struttura fortificata che ebbe come effetto la resa delle altre città nei dintorni che tradirono Manfredi e si sottomisero a Re Carlo.
La dinastia sveva non si rassegnò facilmente alla perdita del regno, caduto nelle mani degli Angioini, infatti l’impresa di riconquistare il regno perduto venne tentata infelicemente da Corradino di Svevia. Quando nel 1268, Corradino decise di scendere in Italia, una delle prime preoccupazioni di Carlo D’Angiò fu quella di fortificare il castello di Roccadarce, dato che re Carlo sapeva benissimo che perdere Roccadarce significava aprire la strada, per la conquista dell’Italia meridionale, all’esercito nemico; tutte queste precauzioni risultarono inutili dato ché in questa circostanza non spettò a Roccadarce decidere il destino del meridione d’Italia.
Con la sconfitta e l’uccisione dell’imperatore di Germania, si chiuse il capitolo più glorioso della storia del castello di Roccadarce che, per lungo tempo, aveva svolto un ruolo fondamentale nella storia dell’Italia, determinando il successo o il fallimento dei piani politici elaborati in nome dell’ideale guelfo o ghibellino che trovarono proprio nell’Italia meridionale il terreno di confronto più significativo.
IL RINASCIMENTO
Gli avvenimenti si svolsero negli anni successivi senza che Roccadarce assumesse un ruolo di rilievo, anche se nel regno di Napoli non mancarono eventi che ne resero tormentata la storia.
Nel 1458 quando Ferrante d’Aragona divenne re di Napoli, Giovanni d’Angiò scese allora in Italia con l’intenzione di togliergli il trono. Il castellano regio di Roccadarce fece aprire le porte del castello ai soldati francesi, ma dopo un susseguirsi di vicende alquanto frenetiche, re Ferrante riconquistò il castello.
In pieno Cinquecento, Roccadarce venne ceduta a Francesco Maria della Rovere: la cessione faceva parte degli accordi che portarono alla pace tra francesi e spagnoli i cui eserciti per anni avevano combattuto in Italia per assicurarsi il regno di Napoli.
I della Rovere, nel 1580, vendettero il ducato di Sora, con Roccadarce, a Giacomo Boncompagni, la cui famiglia conservò il dominio su questi luoghi fino all’anno 1796, quando furono reintegrati nel demanio.
L’ UNITÁ D’ITALIA
Nel 1860, dopo la fine della dinastia borbonica e l’annessione del regno di Napoli al regno d’Italia, la delusione e il risentimento provocarono resistenze in vari paesi. Roccadarce non volle sentirsi di adeguarsi alla nuova situazione e decise di seguitare la vita di ogni giorno come se nulla fosse avvenuto.
Tale rifiuto di adattarsi alla nuova situazione si nota nella toponomastica, infatti le vie e le piazze del territorio non sono dedicate agli eroi dell’unità d’Italia (Garibaldi, Cavour, Mazzini) che puntualmente compaiono nella maggior parte dei comuni italiani.
II GUERRA MONDIALE
Sugli avvenimenti della seconda guerra mondiale è stato scritto giustamente: “se nella geografia del Lazio meridionale non ci fosse stato Montecassino, è assai probabile che il ruolo svolto dall’abbazia nel secondo conflitto mondiale sarebbe toccato a Roccadarce, vista la sua posizione geografica, che rappresenta quanto di meglio vi possa essere dal punto di vista strategico per il controllo di un vasto territorio, che spazia dalla piana di Aquino sino alla colline prossime di Frosinone”.
Infatti il comune di Roccadarce, durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell’occupazione tedesca e del passaggio degli alleati, ha vissuto vicende di grande portata storica, subendo gravi perdite umane e materiali e scrivendo pagine di profonda sofferenza.
Il fronte di Cassino era a circa 20 km da Roccadarce, alla medesima distanza correva la Linea Gustav e a meno la linea Hitler, in un momento in cui i tedeschi opponevano aspra resistenza alle avanzate degli alleati, sia a Cassino e sia in tutta la Valle del Liri, inclusa la stessa Roccadarce; le cui popolazioni sacrificate e umiliate erano costrette a nascondersi dalle forze nazifasciste.
Roccadarce, riportò sette militari e sette civili caduti in guerra, nove militari e un civile dispersi in guerra e infine un militare caduto in guerra d’Africa. Da annotare anche i morti e gli invalidi per ferite, malattie, subite a causa del conflitto mondiale, oltre innumerevoli deportazioni e distruzioni.
Con la liberazione del 29 maggio 1944, cessarono i bombardamenti, ma non le sofferenze, dovute soprattutto alla fame e alle malattie.
Il bombardamento nella località Ceppe, in contrada Pantanone, da parte dell’aviazione alleata, avvenuto il 25 maggio 1944, costò la vita a nove persone, di cui quattro di Roccadarce, quattro di Arce, ma originariamente di Roccadarce ed infine una di Atina. L’uccisione di tali persone, provocata da segnalazioni mal intese, è da considerare come un atto di resistenza dai tedeschi, in quanto la località Ceppe fu bombardata poiché ritenuta obiettivo militare tedesco.
Tale episodio, insieme ai sacrifici di vario genere, che i cittadini furono costretti a fare, il bombardamento dal 26 al 29 maggio, periodo in cui fu liberata e conquistata dagli alleati, le distruzioni materiali e morali dovute alla guerra, nonché l’aiuto che gli stessi cittadini diedero agli alleati e agli sfollati, hanno meritato la decorazione del comune al valor civile.
ELENCO INFORMALE DI SINDACI DI ROCCADARCE DAL XIX SECOLO AD OGGI
Eleuterio Ferraiolo. Compare come “sindico” nel 1808, mentre D. Pasquale Lancia figura procuratore del rev. do clero.
Gio. Battista Camilli. Sindaco nel 1813, anno in cui si trova un documento a sua firma con i dati dell’anagrafe: n. 58 nati nel comune.
Angelo Conti. Sindaco dal 1816 al 1823. E ancora dal luglio 1827 all’aprile 1833. E poi ancora da gennaio 1836 fino ad agosto 1837.Nell’intervallo dal 1824 al 1827 è stato sindaco Pietro De Camillis. E nell’intervallo dal 1833 al 1835è stato sindaco Stanislao Lancia.
Pietro De Camillis. Sindaco dal 1824 a luglio del 1827.
Stanislao Lancia. Sindaco da aprile 1833 a dicembre 1835.
Nicola Di Pigliaro. È sindaco da settembre 1846 al 1854.
Antonio Lancia. È sindaco dal 18 novembre 1855 al 1860.
Ferdinando De Camillis. È sindaco facente funzioni da agosto 1860 a marzo 1861.
Pietro Lancia. Sindaco dal 1839 al 1845. E poi dal 1861 al 1871, con interruzioni dovute alla carica di consigliere provinciale;1848: è Capitano Comandante della Guardia Nazionale di Roccadarce; 1850: è Capo Urbano; 1861:
è sindaco uscente nel Regno Borbonico; è sindaco facente funzioni durante le nuove elezioni, è sindaco (nomina del 7 agosto1861) con il Regno d’Italia; 1862: è sindaco, consigliere provinciale e agente demaniale del Circondario di Sora; 1866: è sindaco di Roccadarce; 1872: è sindaco e agente demaniale.
Gio. Battista Belli. Sindaco dal 1861 al 1862. E poi dal 1871 al 1872. Sempre sindaco di transizione in periodi critici.
Antonio Barbera è nominato Regio Delegato da gennaio 1871 ad aprile 1871 al posto del sindaco Pietro Lancia.
Luigi Di Pigliaro. Sindaco “funzionante”, cioè facente funzioni, nel 1873. Poi sindaco da quest’anno e fino al 1884.
Federico dott. Lancia. È il sindaco medico che nel 1894 morì per essersi recato a curare gli ammalati di peste a Coldragone – Case, contagiandosi, e al quale nello stesso anno fu dedicata la Piazza di Roccadarce. Fu sindaco dal1885 al 1894.
Angelo Camilli. È sindaco facente funzioni dal 29 marzo 1894.
Bernardo avv. Belli. Sindaco di Roccadarce dal 12 agosto 1903 al 23 ottobre 1904. Fu anche consigliere provinciale.
Mario Colafrancesco. Il 21 gennaio 1904 come sindaco invita tal Leopoldo Paolillo ad intervenire alla commissione elettorale.
Moltke De Camillis. È sindaco nel 1905, ma deve subito dimettersi e seguirà il secondo mandato di Nicola De Pigliaro dal 1905 al 1908.
Eleuterio Camilli. È sindaco facente funzioni dalle dimissioni dell’avv. Bernardo Belli all’insediamento del nuovo sindaco Moltke De Camillis il 15 febbraio 1905. È ancora sindaco dopo le dimissioni del predetto De Camillis e fino al 1914.
Giuseppe Magni è sindaco facente funzioni nel 1914 fino all’insediamento del nuovo sindaco Luigi De Pigliaro. Sostituì il predetto sindaco De Pigliaro, in servizio militare, dal luglio 1915 a ottobre del 1917.
Pietro Raimondi fu sindaco facente funzioni alternandosi con Giuseppe Magni nella sostituzione del sindaco dott. Luigi De Pigliaro , in servizio militare tra il 1915 e 1l 1917.
Giuseppe dott. De Pigliaro. Èsindaco dal dicembre 1914 al dicembre 1920. Segue un po’ tutto l’andamento amministrativo interessato da due eventi storici luttuosi: il terremoto del febbraio 1915 e la prima guerra mondiale.
Lia Orazio Evangelista. È sindaco dal 1920 al 1922. Si trova a gestire la difficilissima eredità di un’amministrazione comunale in piena crisi per dissesto, dovuto ala disastrosa situazione socioeconomica del dopoguerra: povertà, fame, malattie, disoccupazione, emigrazione.
Baldassarre dott. Galiani, Riccardo dott. Ara e Mario Loreto dott. Pascale si alternano al comune tra il 1923 e il 1926 si alternano al comune tra il 1923 e il 1926, in qualità di commissari prefettizi. Il commissario Ara in particolare gestisce la costituzione del nuovo comune di Colfelice.
Federico Lancia. Podestà dall’11 luglio 1926 fino alla vigilia della guerra, quando fu sostituito dal podestà cav. Paolo De Camillis.
Paolo De Camillis. Podestà che sostituì Federico Lancia alla vigilia della guerra, fino a giugno 1944, ormai caducato per vuoto di potere con la guerra e la crisi istituzionale.
Lancia avv. Pietro. Sindaco incaricato dal 1 giugno al 1944 al 5 agosto 1944.
Luigi dott. De Pigliaro. Sindaco incaricato dal 5 agosto 1944 al 19 gennaio 1945.
Giustiniano Colafrancesco. Sindaco incaricato dal 3 Febbraio 1945 alla sua cacciata prima delle elezioni del 1949.
Federico Lancia. L’ex podestà viene eletto sindaco con le prime elezioni della Costituzione Repubblicana. Tenne l’amministrazione dal 1946 al 1956, per due tornate elettorali.
Francesco ins. Belli. Sindaco dalle elezioni del 1956 al 2004. Era stato vicesindaco con l’amministrazione di don Federico Lancia dal 1952 al 1956.
Pantanella dott. Rocco. Sindaco dal 2004 ad oggi. Vicesindaco nella precedente amministrazione di Francesco Belli.
Bibliografia: “Roccadarce, una fortezza e un paese nella storia” Vol. II pagg.609 – 611 di Mario Mollicone, Editrice Grafitalia 2009.
Pagina aggiornata il 10/01/2023